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Cosa accade nel micro-ambiente ecologico delle classi? Quali sono le relazioni di cui prendersi cura? Come si può agevolare l’inclusione di chi ha una storia differente?

In questo articolo per Genitori si diventa, scritto insieme a Francesco Marchianò affronto alcuni temi.

Chi vive nella differenza non sa quanto sarà accolto, né come. Dovrà scoprire il mondo in cui entra e percepire la possibilità di starci. Dovrà testate se la propria differenza (somatica, per storia famigliare, per scelta sessuale, di vita, cognitiva, fisica) sia accettabile o meno, e quanto, sino a che punto accettabile. Scoprire se “davvero” in classe si possa parlare (essere in ultima analisi) fa una differenza enorme, permette di immaginare di poter raccontare qualcosa sapendo che per gli altri “va bene così”, senza dover prevalere o travestirsi da vincente. Non basta un film proiettato in classe, né un libro, né un intero progetto a garantire che si dia spazio vero a chi ha bisogno di sentirsi accettato perché di fatto impossibile insegnare ad altri ciò che non si sperimenta o avvicina almeno un poco. Avere in classe, ad esempio, alunni con storie di adozione, di affido, con storie famigliari segmentate e non basate sulla somiglianza e l’appartenenza fisica, fatte spesso di “non sapere” cosa ci sia nel passato, mette in contatto con quello che si prova sulla perdita, sull’abbandono, sulla capacità di essere genitori e sull’appartenenza.

Sorgente In classe: l’importanza di conoscersi

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