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Il 18 Novembre 2022 la Sezione di Pesaro di Genitori si diventa ha organizzato un intervento dedicato alle e alle insegnanti della scuola dell’infanzia, della scuola primaria e della scuola secondaria di I grado.

Abbiamo toccato molti punti interessanti e vorrei qui approfondirne alcuni proponendo (a volte li troverete in corsivo, altre volte saranno immersi nel testo) anche stralci dal libro Una scuola aperta all’adozione

La scuola dell'infanzia e le famiglie

Nella Scuola dell’Infanzia bambini e bambine portano in classe le proprie famiglie, ne parlano, le disegnano, si interrogano sulle famiglie dei compagni.

E’ in questo importantissimo periodo di esplorazione che nascano le domande, quando un compagno o una compagna aspettano un fratellino o una sorellina, quando le fattezze somatiche, il colore della pelle di un compagno sono completamente diverse da quelle dei genitori, quando in classe una compagna è in affido, in casa-famiglia, quando un bimbo o una bimba hanno due papà o due mamme.

Le famiglie sono tante quante le storie delle persone e ogni bambino e ogni bambina ha bisogno che la propria sia accolta con semplicità e naturalezza. Ha bisogno di sentirsi rappresentato per come si sente, per come è il suo mondo.

E’ importante conoscere il linguaggio per rappresentare ogni famiglia. Bisogna sapere nominare, dare un nome e per farlo bisogna entrare in contatto con ogni realtà.

Per quel che riguarda l'adozione

Le famiglie adottive nascono attraverso un processo complesso, uno strumento di tutela dell’infanzia delicato e che mai viene messo in atto a cuor leggero.

Quando i bambini chiedono cosa sia l’adozione la risposta non può che essere semplice e diretta. E non potrà esserlo se noi adulti ci sentiamo a disagio o insicuri su cosa sia davvero l’adozione.

Si tratta infatti di saper comunicare che a volte i bambini possono restare senza la mamma e il papà, per situazioni molto gravi e che certo non dipendono dai bambini e dalle bambine stessi.

Si tratta di situazioni su cui non possiamo fare ipotesi, non le conosciamo, dipendono solo dagli adulti.

Tuttavia in queste situazioni c’è chi si occupa di far si questi bambini possano incontrare nuovamente persone che siano disposti a crescerli e ad amarli, a prendersi cura di loro, dei “nuovi” genitori in sintesi.

Non ci sono genitori veri e genitori finti. Erano genitori quelli di prima, sono genitori quelli di adesso. Sono tutti veri.

Talvolta tra l’altro, esistono fasi dell’adozione nazionale in cui le due famiglie, quella di origine e quella adottiva, possono anche, di fatto, coesistere. Esistono fasi in cui possono esserci ancora incontri protetti con le famiglie di origine o forme di adozione in cui dei rapporti vengono preservati.

Un contesto delicato

In un contesto così delicato, in cui come insegnanti si deve intervenire sulle domande dei bambini che possono mettere in difficoltà un compagno, una compagna, la sintonia con la classe e coi bambini è fondamentale.

Bisogna percepire come sta il diretto interessato, conoscere per sommi capi la sua storia, aver parlato con la sua famiglia. Capire sino a quando lasciare i bambini interagire tra loro e quando intervenire.

Ogni insegnante sa quanto sia centrale tutto questo nella propria classe. Una cosa però è importante tenerla a mente, quella di non fare supposizioni sui motivi che possono aver portato un bambino o una bambina in adozione (o in affido, o in casa famiglia).

Semplicemente come insegnanti noi non sappiamo cosa sia successo a quella madre e a quel padre. Ipotizzare guerre, povertà, incuria, incapacità è fuorviante. Sono pensieri “adulti” che cercano di spiegare ciò che a volte è inspiegabile. 

Talvolta non si possono dare spiegazioni, ma, spesso, non sono le spiegazioni ad essere necessarie.

Colori

E’ importante avere in classe colori che permettano di rappresentare ogni nuance di pelle, immagini che raffigurino ogni tipo di famiglia, libri che le ricomprendano tutti, pupazzi e marionette che permettano ai bambini di comporre ogni tipologia di famiglia.

Fondamentale è la possibilità di rappresentare tutte le fattezze somatiche mai sottovalutando quanto sempre si dia troppo per scontato che il colore dominante, quello automatico di “tutti” sia il “rosa”.

Avere libri, immagini, colori, giochi che non rendano il “colore rosa” il colore universale cui gli altri si aggiungono come eccezione (anche ben voluta) è più faticoso in classe di quanto si pensi, semplicemente perché quasi tutti gli e le insegnanti sono loro stessi “bianchi”.

Certamente questo è un tema che deve riguardare ogni ordine di scuola, ma iniziare da subito è fondamentale.

La storia personale

Nella seconda classe della scuola primaria viene avviata in maniera esplicita l’esperienza della storicizzazione degli eventi.

E’ in questa fase che si inizia a parlare di “storia personale” perché per i bambini e le bambine è necessario percepire lo scorrere del proprio tempo, della propria storia, per poter entrare in contatto con il tempo astratto della Storia.

Ed è in questa fase che libri di testo offrono sezioni con pagine ed esercizi in cui si fa riferimento alla “storia personale”. Si racconta il tempo che scorre, in genere a partire dalla nascita. Si introducono i “testimoni” della storia (genitori e nonni), si parla delle “testimonianze” distinguendole in fonti scritte, materiali, orali. 

Non è un caso che siano i libri di testo stessi a chiedere ai bambini e alle bambine di raccogliere ‘documentazione’ che riguardi i loro primi momenti in vita («Come è stato scelto il tuo nome?» «Chiedi ai nonni di raccontarti quando eri piccolo», «Quando hai iniziato a camminare?», «Porta una foto di te neonato», «Costruisci il tuo albero genealogico»).

Temi che "toccano"

Certe storie o progetti toccano corde profonde nei bambini. Non va dimenticato, minimizzato o archiviato troppo facilmente pensando che potrebbe comunque essere ‘utile per rielaborare’.

Rielaborare un dolore personale o quell’intreccio confuso che ci abita quando gli eventi della vita ci hanno sovrastato, non è facile per nessuno, adulti compresi. Non è facile soprattutto in contesti, come quello della scuola, in cui i bambini sono davanti ai loro pari, sommersi da bisogni altri e richieste altre (apprendimenti, prestazioni, relazioni amicali). Sarebbe un poco come immaginare di rielaborare un proprio lutto o perdita sul posto di lavoro. Non è detto che funzioni!

Dipende quindi sempre dal bambino che si ha davanti, da come vive la sua storia e anche dal come la vive all’interno le relazioni famigliari, per cui non si può dare per scontato che un progetto sulla storia personale possa andare bene sempre e ugualmente per tutti.

La chiave di volta è, come sempre, quella di confrontarsi con la famiglia per sapere cosa sa il bambino della propria storia e come la vive, scegliendo di attuare progetti che vadano bene per la classe senza esporre nessuno a situazioni di imbarazzo evitando schede standardizzate (abbasso le fotocopie!).

Progetti possibili

Tanti sono i progetti possibili che hanno a che fare con la storia personale e l’identità.

Nell’articolo di Monya Ferritti e Anna Guerrieri Al centro del fiore, il progetto che dà il titolo all’articolo rappresenta una maniera per lavorare sulla propria identità.

Si parte disegnando un disco al centro del foglio dove il bambino metterà il suo nome. A partire da questo disco centrale emergeranno i pe- tali del fiore, dove il bambino sarà invitato a mettere i nomi delle persone significative a partire dai genitori, fratelli e sorelle, nonni, zii per arrivare a chiunque il bambino voglia inserire, amici, affi- datari, genitori di prima. Basterà che aggiunga petali al suo fiore.

Una bellissima realizzazione differente passa attraverso insegnare ai bambini a costruire il proprio ‘libro fiore’. I bambini ritagliano pagine di diverso colore e le piegano a metà (possono essere solo rettangoli piegati a metà, possono essere cerchi o possono essere pagine zigzagate in diverse maniere).

L’importante è che ci siano pagine più grandi (quelle che resteranno all’esterno) e più piccine (interne). Le pagine piegate a metà verranno composte in un libro che verrà cucito al centro. Il libro rappresenta uno ‘scrigno fiore’ in cui la pagina centrale sarà quella che conterrà il nome del bambino, le altre pagine rappresenteranno i ‘petali’ attorno alla ‘corolla’.

Ogni libro (come ogni disegno del progetto «Al centro del fiore») reste- rà poi al bambino a rappresentare ciò i nomi che per lui contano6. Si tratterà di un libro che racconterà la storia e l’identità del bambino attraverso le sue relazioni importanti presenti e passate. Sarà libera scelta del bambino se parlarne o meno in classe. (Il corsivo è estratto da Una scuola aperta all’adozione – Guerrieri, Nobile).

Sul tema sella Storia Personale qui trovate i video di Monica Nobile all’interno della alla parte Scuola della FAD L’ADOZIONE SI TRASFORMA – RISPOSTE NUOVE AI BISOGNI DEI BAMBINI realizzata dall’Istituto degli Innocenti per la Commissione Adozioni Internazionali.

VIDEO 1

VIDEO 2

Crescere

Nel passaggio dalla scuola primaria a quella secondaria (medie e superiori) i bambini e le bambine vivono il passaggio verso/attraverso l’adolescenza, un’età della vita in cui si sperimenta la perdita dell’infanzia, la trasformazione dei rapporti famigliari e sociali e un nuovo modo di sentire il mondo attorno a sé. Si accede ad un nuovo modo di percepirsi e pensarsi. Il corpo cambia e cambia il modo di viverlo. Cambia il rapporto coi pari e quello coi genitori. Cambia il rapporto con gli adulti.

Sempre più bambini e bambine arrivano in famiglia a 8/9/10 anni e oltre. Il loro passaggio alla scuola secondaria di primo e secondo grado avviene presto. E’ necessario, in questo caso, rispondere in modo adeguato ai bisogni specifici di ognuno. I bisogni dipendono dalle storie, non sono omologabili tra loro.

Alcune ragazze e ragazzi vivono in adolescenza passaggi critici con la propria famiglia adottiva. In queste situazioni possono vivere momenti di intensa difficoltà e talvolta vengono (anche solo temporaneamente) presi in carico dal sistema di tutela e protezione.

Per queste ragazze e per questi ragazzi la scuola può rivelarsi una risorsa, uno spazio dove incontrare adulti con cui interagire positivamente.

Molti ragazzi e ragazze vivono l’adozione in pre-adolescenza ed hanno piena coscienza delle proprie storie.

E' bene sapere che

Può capitare che un ragazzo o una ragazza nel periodo della scuola secondaria cerchino o siano cercati dalla propria famiglia di origine.

Essere stati adottati da un paese estero non è equivalente ad avere un vissuto di migrazione.

Essere stati adottati ed essere fenotipicamente differenti dai propri genitori adottivi può esporre i ragazzi e le ragazze a varie forme di micro e macro svalutazione e aggressione.

E’ importante essere consapevoli delle storie dei propri alunni e alunne. “Essere stati adottati” è una delle dimensioni identitarie di una persona. L’adozione non è un evento che inizia e termina con l’infanzia.

Bisogna fare attenzione a rispettare il desiderio di privacy di ragazzi e ragazze, sono loro che decidono come e se parlare della propria adozione in classe.

La maggior parte delle micro e macro svalutazioni e aggressioni subite dai ragazzi e dalle ragazze con una storia di adozione avvengono a scuola. E’ importante fare attenzione alle dinamiche nella propria classe.

Quando si sa di contesti di alta criticità è importante rafforzare il dialogo con le famiglie e rendersi disponibili alle eventuali reti territoriali.

Ancora sull'adolescenza

Per un ragazzo adottato l’accoglienza e la comprensione costituiscono premesse fondamentali, solo sentendosi accolti, parte del ‘nuovo gruppo’ riescono a controllare l’ansia che così spesso prorompe nella loro vita, e l’abbassarsi dell’ansia è prerequisito fondamentale per favorire i processi di apprendimento poiché è molto improbabile, con il cuore in subbuglio, andare bene a scuola.

La sfera emotiva sembra invece avere meno importanza, alla scuola media, il tempo dello studio è scandito da ritmi incalzanti, sembra non esserci tempo per ciò che avviene nel cuore, eppure questa, esattamente questa, è l’età in cui le emozioni del cuore (l’amicizia, l’amore) invadono i ragazzi.

Avviare progetti con letture di libri per ragazzi specificatamente orientate sul tema delle emozioni alternate a proposte di momenti di laboratorio concreti e creativi può rivelarsi una strategia valida per il gruppo classe, facendo come sempre attenzione a non individuare letture e temi che abbiano a che fare in modo ‘diretto’ o ‘didascalico’ con le storie di vita dei propri alunni (adozione, affido, separazione, immigrazione…) quanto piuttosto con l’emozione suscitata dal crescere, dalle amicizie, da rapporto con gli adulti. Imparare a costruire, anche fisicamente, dei ‘libri’ propri avvia una possibilità di auto-narrazione che, a partire dagli esempi di lettura fatti insieme, può creare affiatamento ed empatia reciproci.

Fare insieme

È attraverso questo fare insieme, narrarsi insieme, che si sviluppa la possibilità di un’educazione alla convivenza e si crea l’opportunità di crescita emotiva evitando quei momenti di crisi, di rifiuto, di messa all’angolo che talvolta si creano nelle classi (non sono così rari gli episodi di bullismo o razzismo a carico di chi viene percepito differente).

La creazione di una narrazione propria (dei ragazzi singolarmente ma anche della classe coralmente) può passare attraverso l’uso di strumenti vicini ai ragazzi, da semplici cellulari a macchine digitali, dai tablet ai computer.

Possono venire imparate insieme semplici tecniche di montaggio di immagini, audio e voce per la costruzione di veri e propri book-trailers.

Promuovere un approccio autobiografico che rispetti l’identità dei ragazzi, che dia voce a quello che loro sentono di dire a livello privato o di classe, può semplicemente passare attraverso la proposta di un filo conduttore e parole chiave che consentano ai partecipanti di raccontare aspetti personali significativi.

Con la scusa della realizzazione di ‘video-storie’, manipolando immagini che a loro piacciano, canzoni, musiche e immagini create da loro (foto, video, disegni) e interessanti per la classe, possono venire attivati piccoli gruppi sviluppando un metodo di lavoro cooperativo dove tutti possano portare il proprio contributo e dove le scelte vengano discusse e condivise.

Risorse

L’adolescenza è una fase della vita complessa, una delle fasi più travolgenti, in cui corpo e mente si trasformano, cambiano, mutano rapidamente. E’ molto importante trovare il tempo, darsi lo spazio per pensare gli e le adolescente.

Vi propongo due serie di VIDEO.

Dialoghi sull’adolescenza I

Dialoghi sull’adolescenza II

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