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<<È un passaggio, quello dalle elementari alle medie, caratterizzato dallo smarrimento. Non si da più del tu agli insegnanti, niente più maternage, niente più mamme fuori dalla scuola che chiacchierano, che si conoscono le une con le altre agevolando i figli a fare gruppo, a fare comunità. Consegnando i figli alla scuola media si ha l’impressione di farli entrare in uno spazio che non si governa più e questo ha a che fare con la loro età che cambia, un’età in cui passo dopo passo non li ‘si governa più’. È molto più difficile accedere ai docenti, sono tanti, i colloqui sono fissati con orari e giorni precisi, spesso dopo che la scuola è iniziata da un pezzo. Nella scuola media il ruolo dei genitori è completamente diverso rispetto alla scuola primaria. I ragazzi adottati arrivano alle medie ricominciando tutto da capo, nell’anonimato. Quasi mai c’è un passaggio di consegne tra maestre e insegnanti del grado successivo. Ricomincia, paziente, la fatica di farsi conoscere e riconoscere nella propria storia. E ora, la loro storia sembra essere completamente ‘nelle loro mani’, mani, all’inizio, ancora bambine (e talvolta mani di bambini arrivati da tanto poco tempo). Un aspetto fondamentale che le Linee di indirizzo hanno messo in luce è che le relazioni e il lavoro con i genitori non possono essere considerati da parte degli insegnanti un elemento aggiuntivo del curricolo, bensì un suo aspetto fondante e peculiare.>> da Una scuola aperta all’adozione di Anna Guerrieri, Monica Nobile con il contributo di Roberta Lombardi (https://www.edizioniets.com/scheda.asp?n=9788846746924)
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