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Fare matematica significa prima di tutto provare “il piacere di contare”. Anche indagare, ipotizzare e dimostrare hanno a che fare con il “contare”, perchè la matematica è fatta di numeri, di quantificazione, di misure. Farla significa addentrarsi nella possibilità di “contare”. E per farlo bisogna poter pensare di giocare con i numeri, di poter sbagliare facendolo, di poter perdere e ritrovare la strada, o meglio di trovare nuove strade. 

Queste siledes sono una parte del materiale che ho usato in due laboratori in questi mesi. Uno era dedicato al Liceo Matematico dell’Istituto Mattei di Vasto.

Il secondo era all’interno del progetto Lincei per la scuola – Roma – Matematica 2021-2022. 

Ho scelto la chiave della combinatorica cercando di coniugare aspetti che venivano dal mondo dell’aritmetica e dell’algebra, della geometria e della probabilità. E’ stato inevitabile , ma anche un piacere mettere al centro del lavoro, Blaise Pascal, la sua storia, il suo pensiero, la sua limpidezza matematica.

Pascal tuttavia non è stata l’unica persona che si è stagliata nel lavoro, infatti “il piacere di contare” porta con se il pensiero sul “diritto di contare”. Non è un caso che studentesse e studenti abbiano lavorato su questo tema e soprattutto sulla presenza delle donne nella storia del pensiero matematico e scientifico. 

La matematica anche in questo è politica. Permette di pensare al “perchè” accade qualcosa, permette di misurare i contorni di un fenomeno e di metterlo in discussione. Porta a fare ipotesi, a chiedersi le ragioni. Pensare matematicamente significa pensare in termini di “ricerca” anche quando non ci si occupa strettamente di teoremi e dimostrazioni. 

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